Il persecutore by Julio Cortázar

Il persecutore by Julio Cortázar

autore:Julio Cortázar [Cortázar, Julio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-01-15T12:00:00+00:00


Invece no, non ancora. Cinque giorni dopo mi ha telefonato Dédée dicendomi che Johnny sta molto meglio e che desidera vedermi. Ho preferito non rimproverarla, primo perché immagino che sarebbe una perdita di tempo, e secondo perché la voce della povera Dédée sembra uscire da una teiera incrinata. Ho promesso di andarci subito, e le ho detto che forse, quando Johnny starà meglio, si potrà organizzare una tournée per le città dell’interno. Ho riappeso la cornetta mentre Dédée cominciava a piangere.

Johnny è seduto sul letto, in una stanza con altri due malati, che per fortuna dormono. Prima che gli possa dire ba mi ha afferrato la testa con le sue manacce e mi ha baciato un sacco di volte in fronte e sulle guance. È terribilmente dimagrito, anche se mi ha detto che gli dànno molto da mangiare e che ha appetito. Quello che lo preoccupa di piú al momento è sapere se i ragazzi parlano male di lui, se la sua crisi ha creato guai a qualcuno, e cose del genere. È praticamente inutile che gli risponda, lo sa benissimo che i concerti sono stati annullati, e che la cosa danneggia Art, Marcel e gli altri; ma me lo chiede come se credesse che nel frattempo fosse capitato qualcosa di positivo, qualcosa che ha rimesso tutto a posto. Nello stesso tempo non mi imbroglia, perché dietro a tutto questo c’è la sua sovrana indifferenza; a Johnny non importa un fico secco che tutto sia andato in malora, e io lo conosco troppo bene per non accorgermene.

– Cosa vuoi che ti dica, Johnny. Le cose potevano andare meglio, ma tu hai un talento speciale per mandare tutto all’aria.

– Sí, non posso negarlo, – ha detto Johnny in tono stanco. – E tutto per colpa delle urne.

Mi sono tornate in mente le parole di Art, e l’ho guardato negli occhi.

– Campi pieni di urne, Bruno. Un sacco di urne invisibili, sotterrate in un campo immenso. Io me ne andavo là in giro e ogni tanto inciampavo in qualcosa. Tu dirai che l’ho sognato, eh? Era cosí, guarda: ogni tanto inciampavo in un’urna, finché mi sono accorto che tutto il campo ne era pieno, ce n’erano migliaia e migliaia, e dentro ogni urna c’erano le ceneri di un morto. Allora mi ricordo che mi sono accovacciato e ho cominciato a scavare con le mani, finché una delle urne è venuta fuori. Sí, mi ricordo. Mi ricordo che ho pensato: questa dev’essere vuota, perché è quella che tocca a me. Invece no, era piena di polvere grigia, come so benissimo che erano le altre, anche se non le avevo viste. Allora... è stato allora che abbiamo iniziato a registrare Amorous, mi pare.

Con discrezione ho lanciato un’occhiata al grafico della temperatura. Abbastanza normale, chi l’avrebbe detto. Si è affacciato un medico giovane, salutandomi con un cenno del capo, e ha fatto a Johnny un gesto d’incoraggiamento, un gesto quasi sportivo, proprio da bravo ragazzo. Ma Johnny non gli ha risposto, e quando il medico se n’è andato senza mettere piede nella stanza, ho visto che Johnny aveva stretto i pugni.



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